Come ogni giorno, anche oggi, mi sono ritrovata a interrogare il mio oracolo preferito, "colui" senza il quale non potrei
vivere e senza il quale spesso non potrei neanche lavorare, Google. Per una ricerca che sto facendo stavo digitando le parole “le donne
fanno…” quando mi accorgo che i primi suggerimenti di Google, prima ancora che
io finissi di scrivere la frase erano:
Questo significa che la maggior parte delle ricerche effettuate su Google parlano di donne che fanno schifo, puzzette, soffrire… Insomma, parlano della donna in modo negativo.
A questo
punto mi sono detta, “facciamo la stessa ricerca inserendo uomini al posto di
donne”.
Ed ecco il
risultato:
Gli uomini
non fanno puzzette e tantomeno schifo, loro fanno progetti e gli dei sorridono,
loro fanno addirittura la storia delle donne e povere creature, fanno fatica a
dire ti amo.
Per non
parlare di quello che salta fuori cercando “le donne sono” e “gli uomini sono”.
Ovviamente in tutto questo Google
non c'entra nulla. Sono gli utenti che facendo ricerche simili più e più
volte influenzano l’algoritmo del motore di ricerca.
Questo però
è esemplificativo del sessismo che spesso si annida, senza neanche troppo
vergognarsi, nella mente di un uomo. La cosa spaventosa è che questo accade anche
nelle menti più giovani sulle quali contiamo per cambiare le cose. E’
esemplificativo anche del fatto che alla parola donna si associano ancora molto più
facilmente gli insulti. Racconta di come le donne siano ancora lontane
dall’essere rispettate davvero.
Dice un po’ quello
che si è visto nello spot pubblicitario della campagna “Punto
su di te” della Fondazione Pubblicità
Progresso che nei mesi scorsi ha fatto discutere ma che ci rappresenta più
di tutte le belle
parole.
Fa
riflettere…tutto qui.
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